Benvenuti su L'oro di Aurea Nox

Benvenuti nel magazine online della casa editrice Aurea Nox, dove potrete trovare recensioni dettagliate dei nostri libri. Esplorate le nostre pagine per scoprire nuovi titoli e lasciatevi ispirare dalle nostre storie.

 

Recensione A -Mors

di Sabina Camani

Nella collana Avalon,
dal volume A MORS:

"ROSA DI DICEMBRE" di
Lucia Guidorizzi


Leggere Lucia Guidorizzi mi regala sempre un’impressione precisa.
Sin dalle prime battute le parole si nascondono per lasciar emergere l’insieme narrativo; un corpo della trama quasi tangibile.
Mi trovo dentro la sua storia come se ne facessi parte e mi è inevitabile viverne le emozioni, tanto può la scrittura essenziale e precisa dell’autrice.
La storia è quella di Camille Claudel (1864/1943): una donna dotata di forza e lucidità fuori dal comune, scultrice, visionaria, instancabile creativa.
Fu allieva, amante, musa e compagna di Rodin ma la bellezza delle sue opere e la sua fama si persero dietro le mura del manicomio nel quale venne rinchiusa dai suoi familiari per trent’anni.
Camille pagò il suo essere una creatura libera, e appagata unicamente dal poter esprimere la propria creatività, con l’isolamento e l’oblio del mondo.
“Ma l’amore quello autentico, non si ferma davanti al buio o al silenzio”
Questo, l’excipit del sorprendente racconto di Lucia, ma… leggetelo! Non voglio svelarvi come e perché le opere di Camille, nonostante la crudeltà stupida del mondo, siano giunte sino a noi per rimanere nella storia dell’arte.

Grazie Lucia, il tuo racconto mostra la vitalità inestinguibile della passione per l’arte e mantiene accesa la luce sulla memoria di una donna eccezionale che ha avuto in sorte il nascere nell’epoca sbagliata.


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Recensione A -Mors

di Sabina Camani

Nella collana Avalon,
dal volume A MORS:

"Redemption Song" di
Grazia Velvet Capone


Il tessuto dei racconti di Grazia è ordito e tramato da fili di damaschi, sete, broccati, velluto.
La sua essenza profondamente mediterranea e la sua cultura, le sue passioni letterarie e musicali… tutto si intreccia nella sua fantasia e si nutre di ogni ispirazione nuova o antica.
Quello che arriva ai lettori è un dono di sensazioni mai del tutto sopite o di ricordi struggenti che all’improvviso prendono vita e colgono di sorpresa tra le righe e non importa quali siano l’ambientazione o i personaggi; il tessuto è sempre ricco, prezioso, incastonato di emozioni.
Questo suo racconto in particolare ha per me una suggestione profonda che mi riporta a molti dei miei amori più grandi.
Grazia si ispira al mito di Orfeo e Euridice; l’archetipo dell’amore e della morte che nel tempo ha avuto rivisitazioni da quasi tutti i grandi autori e ognuno di loro ne ha dato una interpretazione personale, un diverso finale; una diversa motivazione a Orfeo che all’improvviso, a pochi metri dall’uscita dall’Ade, si gira e condanna Euridice a morire di nuovo.
Ma la trasposizione che fin da ragazzina mi appassionava e mi commuoveva di più, con una delle colonne sonore, quella di Tom Jobim, più belle e premiate della storia del cinema, la ritrovo ora nel racconto di Grazia.
Ma non come viene narrata nell’ORFEO NEGRO: il mito di Orfeo ambientato nelle favelas di Rio.
No, Grazia riesce a farla sua, e mentre lei racconta la vita nel Barrio della Città di Dio, uno dei luoghi più violenti e poveri di Rio de Janeiro, restano nello sfondo le bande rivali per lo spaccio, resta nello sfondo la fame, la prostituzione… tutto quello che nel film è invece il centro dell’azione qui rimane indietro.
Quello che Grazia fa emergere dal Barrio, con una dolcezza inaspettata è la storia di un giovane chitarrista amato da tutti per la sua musica ma sconosciuto a se stesso, fino a che gli occhi innamorati di una giovane Euridice brasiliana gli ridaranno l’immagine di sé.
In quel momento, mentre il loro amore si manifesta, a noi lettori sembra di vedere le braccia spalancate del Cristo “REDENTOR”… que lindo, sopra il monte Corcovado che domina e protegge Rio.
Ma neppure il REDENTOR può proteggere Euridice dalla bramosia vendicativa di uno dei capi della banda più potente e Orfeo, da timido e dolce chitarrista si trasforma, nonostante sappia di mettersi contro l’inferno delle favelas, in un uomo disperatamente coraggioso per andare a riprendersi la sua Euridice...
Io posso ora solamente lasciarvi invitandovi a leggere il racconto, detesto le recensioni che raccontano tutto, soprattutto in un racconto come questo.
 
 
Grazie, Grazia Velvet Capone!
Ti dedico le parole più belle della canzone più bella che sia mai stata dedicata a una donna mentre guarda il Corcovado “REDENTOR”.
(Sono di Jobim)
 
"Um cantinho, um violão
Esse amor, uma canção
Pra fazer feliz a quem se ama
Muita calma pra pensar
E ter tempo pra sonhar
Da janela vê-se o Corcovado
O Redentor, que lindo"!




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